Salgo sul bus. Mezzo vuoto, partiamo, ma dopo cinque minuti si ferma. Una colonna di macchine immobili. Dopo un po’, ci muoviamo ma a passo d’uomo. La gente comincia a salire sul bus, e in poco tempo è pienissimo. La maggior parte dei nuovi passeggeri sono cadetti di polizia. Gente rispettosa e garbata nei modi e nelle parole. È sarcasmo.Tutto l’universo diventa atascado, bloccato. Macchine ferme fuori, gente schiacciata all’interno del bus. Io sono solo preoccupato per il fatto che ho già cinque minuti di ritardo per la lezione, e sembra che diventeranno molti di più. Ad un certo punto, altre persone vogliono salire, ma il bus ha già raggiunto la massa critica. Allora il chofer annuncia lo slogan della propria professione.
– Se pueden recorrer en doble fila por favooooor” (da leggere in tono cantadito chilango).
Nessuno si muove, per ragioni di massa e di contenuti. Il chofer ripete la richiesta, ed esplode la ribellione.
Ya cállate, imbecil!
Arranca, pinche robacambio!
Noto allora che davanti al bus le macchine si stanno muovendo, allora è proprio l’autista che rimane fermo per cercare di far salire più persone. Persone che ormai, chiaramente, già non possono starci.
La gente si incazza sempre di più, comincia a fischiare e a colpire le pareti del bus. Parte un dialogo assurdo.
– Ya muévete!
– Si no quieren quedarse, bájense.
– Apúrate pendejo, no seas tan princesaaaa
– Que se bajen los idiotas que no me dejan trabajar
– Ya güey, arrancaaaa
A questo punto a gridare sono già una decina di persone, tra cui alcune donne (cadette di polizia, stessa grazia e rispetto dei colleghi maschi).
– Yo nada más me estoy ganando el pan, joven
– Ah, pinche chofer, ya me conmoviste!
Cominciano a fischiare, e a minacciare di venire là davanti. Finalmente l’autobus parte, ma la folla non smette di sfottere l’autista.
– Ándale, una porra por el chofer! (Fischi)
– Ya chofer, no llores!
– Pinche guey, ya lo entendiste?
L’autista smette di ribattere e resta in silenzio, mentre il martirio continua per altri minuti. Per la prima volta, sono testimone di un microbusero che è vittima dei propri clienti e mi fa pena. Normalmente è il contrario! Il bullying è terribile, non importa da dove parta.
Quando si avvicina il momento di scendere, capisco che ora è un problema mio. Un autista incazzato non ti lascia mai il tempo necessario, perché rallenta invece di fermarsi. Mi faccio largo fra i corpi, tirando lo zaino che rimane sempre incastrato fra natiche, ginocchia e ombrelle. Raggiunta la porta posteriore del bus, schiaccio il pulsante della discesa. L’autobus rallenta per un dosso. È il momento, salto!
Missione compiuta.
Ridiamo a lacrime mentre leggiamo le tue avventure !
😋
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Beh, dai alla fine ti è andata bene, pensavo peggio! Chissà come è finita fra cadetti e chofer… Potrebbe essere un buono spunto per un nuovo mini racconto, no?
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Buona idea! Se ho tempo e ispirazione magari ci lavoro sopra 🙂
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